Il tendine di Achille è uno tra i tendini più resistenti di cui è dotato l'essere umano, usato in quasi tutti i movimenti che coinvolgono la porzione inferiore del corpo, come correre, sollevare oggetti da terra, saltare. Capace di sopportare carichi di lavoro altissimi, connette i muscoli del polpaccio (muscoli gastrocnemi, cioè gemello mediale e laterale, ed il soleo) alla porzione superiore del calcagno, l’osso posteriore del piede.
Il tendine d’ Achille, come tutti i tendini del nostro corpo, è una struttura composta da tessuto fibroso che ha il compito di assorbire le energie meccaniche prodotte in fase di allungamento e di rilasciare energia in fase di accorciamento. I muscoli che si connettono al tendine d’ Achille eseguono movimenti di plantiflessione (andare sulle punte) e flessione delle ginocchia.
Nel ciclo vitale del tendine individuiamo quattro diverse fasi che caratterizzano la sua salute:
- fase normale, nessun dolore o fastidio;
- fase reattiva, in cui il paziente inizia a percepire fastidio e/o dolore nella zona del tendine, il quale risulta essere ancora intatto nella maggior parte del suo decorso;
- fase di disgregazione, caratterizzata da dolore più intenso che si manifesta anche con movimenti più leggeri rispetto alla fase precedente stentando a diminuire rapidamente, con alcune porzioni del collagene del tendine che risultano essere disorganizzate e separate rendendolo più debole;
- fase di degenerazione, in cui il tendine presenta una resistenza ridotta con il rischio di rottura dello stesso, si ha incapacità di eseguire movimenti, perdita di forza ed instabilità, vaste aree di degenerazione.
La Tendinopatia Achillea è caratterizzata da un dolore che può andare dalla regione inserzionale sul calcagno, passando per tutto il fascio tendineo, fino ad arrivare alla zona di connessione con il muscolo, quindi può arrivare ad interessare tutta la regione posteriore della gamba fino al cavo popliteo.
I segni e sintomi di questa problematica sono molteplici:
- meccanismo on/off di dolore relazionato all’attività svolta, quindi in base alla durata e frequenza del movimento, all’ intensità (riferito a quanto intenso è l'esercizio o il movimento richiesto al tendine). Alcuni pazienti potrebbero provare dolore durante una semplice camminata, altri invece iniziano a sentire dolore all’inizio di una corsa o di una attività più intensa;
- effetto warm-up, cioè una diminuzione del dolore in seguito al riscaldamento, che effettuato prima di una seduta d'allenamento generalmente fa si che si percepisca meno dolore;
- dolore e sensazione di rigidità al mattino dopo essersi svegliati oppure dopo un periodo prolungato di “riposo” (stare seduti per 1/2 ore e percepire poi fastidio nella zona quando ci si alza).

Il fisioterapista esperto nel trattamento della Tendinopatia Achillea dovrà eseguire un’accurata anamnesi ed effettuare una valutazione globale del paziente, nello specifico:
- valutazione della postura generale e del piede;
- valutazione dei gradi di movimento del piede (flessione, estensione, pronazione, supinazione);
- valutazione della forza dei muscoli (gastrocnemi e soleo);
- valutazione della flessibilità (quanto facilmente il tendine permette di muoverci sia nel movimento attivo volontario che in quello eseguito passivamente dal terapista);
- in caso di sportivi sarà necessario testare le capacità di salto (mopopodalido e bipodalico), capacità di atterraggio (monopodalico e bipodalico), capacità di corsa;
- esecuzione di test ortopedici specifici.
Può essere necessario un approfondimento medico-diagnostico facendo ricorso ad un esame ecografico ed in alcuni casi anche alla risonanza magnetica in modo da indagare la struttura del tendine e fare diagnosi differenziale con altre patologie. Una volta definita la situazione clinica del paziente con tutti gli approfondimenti del caso, sarà compito del fisioterapista mettere in atto tutte le competenze e conoscenze al fine di stabilire il corretto percorso di trattamento, che deve essere il più specifico ed individualizzato possibile. Il paziente può giungere all’osservazione del fisioterapista in una fase variabile, di conseguenza anche il trattamento e la capacità di tornare a svolgere le normali attività della vita quotidiana saranno diverse (una fase più acuta è diversa da una fase di prolungato dolore).

Generalmente il trattamento fisioterapico segue una progressione:
- la prima fase del trattamento deve essere basata sull’educazione del paziente, cioè, rendere noti i meccanismi di insorgenza di questo genere di patologie, della sintomatologia, di come vengono trattate, di come può essere il decorso, di cosa si può fare a casa e fuori dallo studio. Nelle fasi iniziali è necessario modulare il dolore grazie all’utilizzo di terapie strumentali, tra le quali il laser ad alta potenza, che, a seconda della necessità, può avere un'azione antiedemigena, biostimolante, antiinfiammatoria e risulta perciò essere un ottimo alleato nella gestione della sintomatologia del paziente. Si eseguono esercizi isometrici prolungati (cioè, una contrazione prolungata senza movimento della gamba), adatti a modulare la capacità del tendine ed a diminuire la sensazione di dolore, sia in posizione supina che seduta o in piedi a seconda della capacità di lavoro del tendine;
- Si prosegue con la fase di resistenza in cui si usano esercizi in contrazione concentrica (cioè, con movimento) ed eccentrica (cioè, con movimento in allungamento del muscolo e di conseguenza anche del tendine) per aumentare il carico di lavoro. È preferibile eseguire movimenti lenti e controllati per evitare di irritare troppo il tendine, pur condizionando il tendine alle attività usuali di vita quotidiana, quindi abituarlo a performare nella normalità;
- La fase di potenza caratterizza la fase finale del trattamento sia in soggetti sportivi che in soggetti non sportivi ed è finalizzata all’esecuzione di movimenti più esplosivi, di movimenti specifici dello sport eseguito dal paziente, o più semplicemente di simulazione delle attività in cui il tendine dovrà sopportare più alti livelli di stress.
In conclusione, il trattamento fisioterapico nella cura delle tendinopatie al tendine di Achille è molto specifico, deve ricostruire ad hoc lo stile di vita della persona ed essere eseguito nel rispetto del tempo fisiologico di guarigione della struttura tendinea. La corretta gestione del programma riabilitativo deve tenere conto delle aspettative della persona, del suo livello di qualità di vita reale e percepito in relazione alle concrete capacità di recupero al fine di consentirgli un ritorno alla performance pre-infortunio che sia il più possibile soddisfacente e privo di limitazioni sia nella pratica sportiva che nelle proprie attività quotidiane.
Bibliografia:
-Effectiveness of isometric exercise in the management of tendinopathy: a systematic review and meta-analysis of randomised trials
Christopher Clifford 1 2, Dimitris Challoumas 3, Lorna Paul 4, Grant Syme 5, Neal L Millar 2
Affiliations Expand
-Current Clinical Concepts: Conservative Management of Achilles Tendinopathy
Karin Grävare Silbernagel 1, Shawn Hanlon 1, Andrew Sprague 1
-Heavy Slow Resistance Versus Eccentric Training as Treatment for Achilles Tendinopathy: A Randomized Controlled Trial Rikke Beyer 1, Mads Kongsgaard 2, Birgitte Hougs Kjær 3, Tommy Øhlenschlæger 2, Michael Kjær 2, S Peter Magnusson 4